Studiare vuol dire imparare a essere grandi.

Studio

Studiare vuol dire imparare a essere grandi.
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Studiare vuol dire imparare a essere grandi.

Tante proposte dedicate a te che stai studiando o che sei appena entrato nel mondo del lavoro.

Gli anni che comprendono l’università e l’ingresso nel mondo del lavoro rappresentano un momento fondamentale per ogni persona. È lì, infatti, che si plasmano le idee e i progetti che ci guideranno come una stella polare per tutta la vita.
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Hai appena terminato le scuole superiori e devi decidere quale percorso universitario intraprendere: orientarti fra le proposte del mondo accademico potrebbe non essere semplice. Ci sono corsi di laurea triennale e magistrale, corsi para-universitari e master di ogni tipo.

In primo luogo, devi interrogarti su quali siano le tue passioni e se intendi farle diventare un giorno il tuo lavoro. L’università che sceglierai non deve necessariamente confermare il percorso che hai seguito alle superiori: a 14 anni è difficile avere le idee chiare sul proprio futuro; a 19, invece, è già un po’ più semplice.

Approfitta degli open day organizzati dai vari dipartimenti: visita gli atenei, chiedi informazioni, confrontati con chi prima di te ha seguito (e magari concluso) quel percorso. Molte università offrono un servizio di counseling a cui puoi rivolgerti per avere indicazioni e suggerimenti.

Una volta scelto il corso di laurea, pianifica con attenzione la tua iscrizione. Potresti aver bisogno di vari documenti per perfezionarla oppure, in alcuni casi, di sostenere un test d’ingresso. Sempre più atenei propongono un meccanismo d’accesso programmato, per contenere il numero degli studenti e per migliorare la qualità della didattica. La preparazione con cui esci dalle superiori potrebbe non essere sufficiente per superarlo e occorrerà quindi rimettersi sui libri durante l’estate.

Il test è andato male? Succede. Cerca però di aver pronto un piano B, in modo da non ritrovarti nella condizione di prendere una seconda importante decisione nel giro di pochissimo tempo.

Molti ragazzi e ragazze approfittano degli anni dell’università per emanciparsi dalla propria famiglia, costruendo una propria indipendenza qualche centinaio di chilometri lontano da mamma e papà. Altri continuano invece il proprio percorso di studi nella città in cui sono cresciuti, per l’impossibilità di spostarsi o anche solo perché trovano vicino casa l’ateneo che risponde meglio alle loro esigenze.

Non c’è una strada migliore dell’altra da percorrere. In generale un periodo lontano dalla famiglia e dalle comodità con cui siamo vissuti non può fare che bene alla nostra crescita, umana e intellettuale. Non è detto, però, che queste esperienze si possano fare soltanto andando a studiare in un’altra città.

In generale a orientare la maggior parte dei giovani e delle giovani nella scelta del luogo in cui compiere gli studi universitari è solamente la presenza di uno specifico corso di laurea. Certo, se si vive in un paese o in una cittadina lontana dai grossi centri universitari è difficile pensare di poter frequentare l’università da pendolari.

La possibilità di spezzare il ciclo di studi in più parti (triennale + magistrale, ad esempio) consente inoltre di adottare soluzioni ibride, allontanandosi da casa per poi tornare, oppure proseguendo per alcuni anni gli studi nella propria città per poi spostarsi in un altro centro universitario.

Tanto attesa da molti e molte giovani, tanto temuta dai più apprensivi fra i genitori, la vita da "fuori sede" ha rappresentato senz’altro un’esperienza importante per generazioni di studenti universitari. Durante questo periodo libertà e responsabilità si fondono, in una speciale alchimia che spetta al carattere e alla personalità di ognuno tenere in equilibrio.

Per vivere fuori sede tocca innanzitutto fare i conti col budget. I più fortunati potranno contare sul sostegno di mamma e papà, che finanzieranno la permanenza del figlio o della figlia fuori casa con l’obiettivo di vederli felicemente laureati nel giro di non troppo tempo. Non è detto però che sia così e in questo caso occorrerà rimboccarsi le maniche per trovare un lavoro da affiancare agli studi. Può trattarsi di un’occupazione part-time, in modo da avere il tempo per frequentare le lezioni e preparare gli esami, o di un lavoro a tempo pieno, con tutti i sacrifici e le limitazioni che questo impone.

E poi si tratta di imparare a gestire le piccole grandi incombenze della vita quotidiana: l’affitto e le bollette da pagare, la casa da pulire, la spesa da fare; e ancora i contatti con il padrone di casa, i rapporti con i coinquilini e le regole da rispettare. Per una "matricola" può non essere semplice far fronte a tutti questi impegni. Ma col tempo, con un po’ di senso di responsabilità, si impara e si diventa grandi.

È un classico per gli studenti universitari fuori sede, ma anche per i giovani lavoratori: condividere l’appartamento è da sempre la norma nelle grandi città, ma sta diventando una pratica diffusa anche nei centri di medie dimensioni. È uno step importante che rappresenta un’occasione per affrancarsi dalla famiglia, ma anche per imparare a condividere i propri spazi con persone diverse dai nostri famigliari.

Prima di tutto occorre capire con chi e dove andare a vivere. Il “con chi” spesso ci porta ad amici e conoscenti che studiano nella nostra stessa città d’elezione. Non sempre è così, però, e in quel caso occorrerà mettersi alla ricerca di persone disponibili a condividere un appartamento con noi.

Il mercato degli affitti per studenti e lavoratori è molto florido in tutti i principali centri universitari. Specialmente in prossimità dell’inizio dei semestri non mancheranno gli annunci di stanze o posti letto in affitto, nelle bacheche dei dipartimenti ma ormai soprattutto online. Certo, passa una bella differenza fra l’affittare una stanza, che comunque ci garantisce un certo margine di privacy, e un posto letto, che ci obbligherà a dividere ancor più gli spazi.

Una volta trovato un alloggio da condividere occorrerà poi imparare a gestire tutti gli aspetti pratici: dal pagamento dell’affitto alla suddivisione delle bollette, dalle pulizie settimanali all’organizzazione degli spazi, dall’acquisto degli oggetti di uso comune fino a eventuali ospiti o abitudini particolari.

Può essere un obbligo imposto dalle circostanze, oppure una scelta finalizzata ad acquisire autonomia ed esperienza, ma lavorare e studiare è comunque la norma per tanti ragazzi e ragazze che frequentano l’università. Molti atenei vengono incontro a questa specifica utenza, proponendo programmi di studio per "non frequentanti"; altri organizzano corsi serali pensati per chi durante il giorno è impegnato con il lavoro.

In generale conciliare l’università e il lavoro non è affatto semplice e obbliga a ritagliarsi spazi per lo studio in momenti (la sera, nei weekend…) che ben più volentieri dedicheremmo ad altro. Anche i tempi per il conseguimento di un titolo possono allungarsi, rischiando di sforare la durata canonica del percorso universitario.

Certo, molto dipende se siamo alle prese con un lavoretto part-time fatto per arrotondare o se invece siamo occupati a tempo pieno, magari con l’incombenza di un affitto da pagare o addirittura di una famiglia da mantenere.

Il consiglio è comunque quello di valutare bene i pro e i contro, sia se siamo iscritti a un corso di studio e intendiamo iniziare a lavorare, sia, viceversa, se già lavoriamo e vogliamo rimetterci sui libri. Con un po’ di spirito di sacrificio e tanta capacità di organizzare i tempi, nulla davvero è impossibile. E la soddisfazione, poi, sarà di certo doppia.